TERAMO – Il dibattito sulla cultura avviato con le vicende dell’occupazione dei locali dell’ex Oviesse comincia a raccogliere interventi. Tra questi c’è quello – che pubblichiamo di seguito – di Walter Mazzitti, avvocato, conosciuto per aver ricoperto i ruoli di presidente nazionale dell’Archeoclub d’Italia e del Parco Nazionale del Gran Sasso Monti della Laga.
«Purtroppo oggi siamo in tanti nella nostra città a dover condividere il fenomeno del grave disagio dei giovani che non vedono facili prospettive per il loro futuro.
Risposte concrete alle loro inquietudini non si intravedono. La politica è assente e non appare pronta ad accendere una luce dinanzi al buio del tunnel. In più i giovani hanno difficoltà, non di certo per colpa loro, a partecipare attivamente alla vita della comunità locale, alle vicende politiche e sociali in cui vivono e in cui ambirebbero potersi un giorno inserire. Molti di essi non sanno proprio cosa vorrebbero fare e come poter costruire il loro futuro che allo stato si presenta lontano e indefinibile.
La vita ripetitiva e piatta di una città silente, avara di sollecitazioni, di opportunità e di occasioni lavorative, accresce la solitudine, l’inquietudine e la incapacità a reagire. Mentre la città di Teramo vive uno dei periodi più oscuri e drammatici della propria storia, l’amministrazione comunale mostra tutta la sua inadeguatezza ed incapacità ad offrire alla propria avvilita comunità, ma soprattutto ai giovani, un progetto di sviluppo, una via d’uscita dal degrado culturale e dallo stallo economico e sociale. Non c’è tempo da perdere.
L’occupazione dei locali dell’ex OVS da parte di associazioni culturali e artisti che rivendicano spazi per la cultura di cui la città è avara, ci segnala che i tempi sono maturi per avviare il dibattito su cui costruire il progetto futuro. Ho partecipato ad un’assemblea aperta al pubblico prima del prevedibile e legittimo intervento di sgombero operato qualche giorno fa dalle forze dell’ordine.
Non nascondo il mio compiacimento nell’aver constatato che quei giovani avevano finalmente trovato un luogo dove potersi esprimere creativamente.
L’Amministrazione comunale ha perso una grande occasione. I sigilli apposti dalla polizia giudiziaria ai cancelli dell’ex OVS hanno interrotto un percorso che avrebbe potuto portare, attraverso una civile negoziazione, a soluzioni condivise e importanti per il futuro della cultura della nostra città. Anche i partiti hanno una parte di responsabilità nel non aver percepito che quella sarebbe stata l’occasione per dare vita ad una nuova fase di dialogo in favore e per la cultura cittadina.
La politica ha ignorato quel gesto, quell’occupazione, ovvero quel tentativo di rivoluzione culturale che è partita da un luogo simbolo della città, lo stesso che era occupato dallo storico teatro cittadino e che negli anni ‘60 fu abbattuto per volontà politica per far posto ai grandi magazzini, allora Standa, più recentemente OVS. Per iniziativa dei giovani, quegli spazi, per qualche giorno, sono tornati a produrre cultura per la città.
Al di là della illiceità della occupazione, è mia ferma opinione che quel gesto di riappropriazione avrebbe dovuto essere meritevole, sul piano politico, della più ampia attenzione. 59 Rivoli insegna. Chi non lo conosce ancora vada a scoprirlo sul web.
Nel 1999, a Parigi, avvenne la stessa cosa. Fu occupato da un gruppo di artisti un edificio abbandonato del Credit Lyonnais. Ordine di sgombero, sospensione, dialogo tra occupanti e amministrazione comunale. Dopo alcuni mesi le iniziative culturali che si erano nel frattempo svolte all’interno dei locali occupati avevano attratto oltre 40.000 visitatori. L’iniziativa ormai poteva contare sul sostegno dei media e della pubblica opinione. Il nuovo sindaco di Parigi, il socialista Bertrand Delanoe, appena eletto, comprese l’importanza della vicenda e manifestò il suo sostegno all’iniziativa acquistando l’immobile occupato.
Durante i lavori di restauro, effettuati a spese dell’Amministrazione, furono assegnati al gruppo di giovani, oggi più noto con il nome di “ chez Robert électron libre“, altri spazi idonei a portare avanti l’intrapreso progetto culturale. Nel 2009 gli artisti sono rientrati a 59 Rivoli e i locali sono stati riaperti al pubblico. Oggi lo spazio pluridisciplinare 59 Rivoli è considerato il terzo centro d’arte contemporanea di Parigi.
La mancanza di sensibilità e di cultura di chi amministra questa città ha impedito che a Teramo si avviasse quel percorso virtuoso che qualche anno fa a Parigi ha fatto primeggiare la politica su un caso di occupazione abusiva al 59 di rue di Rivoli. E vi assicuro che il mio richiamo al caso francese non è casuale.
La recente legge “Valore Cultura” varata dal Parlamento italiano su proposta del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, contiene un articolo che impone alla pubblica amministrazione di mettere a disposizione dei giovani artisti e di affidare loro la gestione di spazi adeguati dove potersi esprimere liberamente. E’ assai sintomatico e per noi significativo che la relazione illustrativa della legge faccia espressamente riferimento all’esempio di 59 Rivoli.
Ora più che mai una conferenza cittadina sulla cultura si rende urgente ed indispensabile. Essa potrebbe aprire la strada ad una soluzione condivisa sulla futura destinazione degli spazi pubblici in città.
Il tema esige una risposta politica volta ad avviare un costruttivo confronto di idee tra cittadini, mondo culturale, istituzioni e impresa. C’è solo da sperare che la politica non voglia disattendere l’esempio francese».
Valter Mazzitti